SCHEDA DESTINAZIONE
Il castello di Pau
Pau - Francia - Francia sud-occidentale
Il castello di Pau
La città di Pau deve la sua origine alla fortezza medievale che, già rinnovata da Gaston Fébus nel 14° secolo, fu trasformata in Castello rinascimentale dai Visconti del Béarn divenuti Re di Navarra. Gli importanti lavori realizzati nel 19° secolo dagli architetti appassionati di storia scelti da Luigi Filippo e Napoleone III hanno fatto di questo castello anche un testimonial importante della decorazione e del mobilio degli anni 1840-1860. Molto attaccato alla celebrazione dei ricordi storici della Francia, Luigi Filippo ha voluto associare Pau, legato alla memoria di Enrico IV, ad un vero e proprio programma artistico, per affermare la prorpia legittimità politica. Se il Re che segue personalmente i lavori della sua residenza bearnese, non vi si può recare personalmente, invia i duchi di Orléans, di Nemours e di Montpensier. I migliori fabbricanti e decoratori della Corona hanno creato per il castello di Pau un mobilio originale di ispirazione neogotica e neorinascimentale all'epoca molto in voga e che costituisce l'arredamento intatto di una dimora reale durante la Monarchia di Luglio. Gli Arazzi - Scelti accuratamente fra i più begli arazzi conservati nel Guardamobili reale per completare le decorazioni concepite dagli architetti di Luigi Filippo, gli arazzi presentati al Castello di Pau costituiscono, per il loro numero e la loro qualità, una delle collezioni più ricche di Francia. La maggior parte di essi risalgono ai regni di Luigi XIV e Luigi XV e rappresentano scene mitologiche o aristocratiche che si accordano benissimo con l'atmosfera del castello. In totale ve ne sono 96, provenienti da 17 serie diverse, per la maggior parte tessute ai Gobelins. Anche se questa collezione è ancora oggi praticamente completa solo una parte è attualmente visibile, a causa delle risistemazioni delle diverse sale. Il Museo Nazionale del Castello di Pau non è tuttavia un museo specifico degli arazzi, bensi un palazzo che è stato dotato di una decorazione molto coerente. Incassati tra i pannelli in legno dovevano contribuire a ricreare l'atmosfera calda e lussuosa di un palazzo rinascimentale. Gli stessi temi: scene di caccia, lavori dei campi o piaceri nobiliari del 16° secolo, fasti reali o scene d'infanzia oltre che naturalmente di Enrico IV illustrano mediante un percorso ben studiato la nascita al castello e la storia di questo re, oltre che la "reliquia" che gli si attribuisce (la carapace di tartaruga).
I dipinti - Durante i lavori di restauro del Castello sotto Luigi Filippo, gli architetti reali nello sforzo di ricreare una decorazione rinascimentale che privilegiava gli arazzi, non fecero arrivare a Pau quadri provenienti da collezioni reali. E' solo nel 1860 che 2 quadri furono inviati per ornare i muri del Salone di Famiglia (giudicati troppo nudi dal Ministro allora incaricato dei palazzi imperiali). "L'assassinio di Enrico IV" di Gustave Housez e "Enrico IV nella Torre di St Germain des Prés" di Eugène Giraud divennero cosi l'embrione della collezione di dipinti del Castello che comprende ora un centinaio di opere dal 16° al 20° secolo. Questa collezione fu contituita e arricchita a partire dal 1945 dai conservatori successivi attorno a due tematiche principali: Enrico IV e la sua epoca e Il Castello di Pau e il suo paesaggio. Una parte di queste opere viene presentata nel percorso di visita (ritratti del 16° e inizio 17°secolo e dipinti "troubadour" e romantici) o in occasione di mostre temporanee.
"Lou Nouste Henric" - il grande Béarnese - Enrico di Navarra nasce a Pau il 13 dicembre 1553, si racconta che suo nonno materno gli strofinò subito le labbra con uno spicchio d'aglio e le bagnò con un po' di vino di Jurançon (800 ha di vigneti sulla riva sinistra del Gave di Pau coltivati sul territorio di 25 comuni e divisi in "bianchi secchi" e "bianchi morbidi"), poi prima di porre il neonato in una carapace di tartaruga che sarà la sua culla lo mostrò alla folla gridando "Ecco il leone generato dalla pecora di Navarra" (rispondendo cosi alla frase insolente che era stata pronunciata alla nascita della madre: "Miracolo una mucca ha generato una pecora"). Enrico passò i primi anni della sua vita al Castello di Coarraze fra Pau e Lourdes. A 12-13 anni Enrico entra ufficialmente nella fede protestante e verrà mandato dalla madre a Parigi per studiare. Durante la notte di S. Bartolomeo Enrico sfuggì al massacro solo con l'aiuto della moglie e rinnegando (provvisoriamente) la religione riformata; infatti una volta scampato il pericolo ritornà alla fede protestante fino alla definitiva e solenne conversione per poter essere Re di Francia (1589). Per non scontentare lo spirito di indipendenza dei suoi conterranei assunse il titolo di "Re di Francia e di Navarra". Morirà assassinato da un cattolico, Ravaillac, che lo pugnalerà nella sua carrozza a Parigi (4 rue de la Ferronerie) mentre si recava al mercato e la carrozza è costretta rallentare per un ingorgo. Suo figlio Luigi XIII, nel 1620 riunì definitivamente il Béarn alla Corona di Francia (pur concedendo alcuni privilegi e libertà locali).
Il castello di Pau
La città di Pau deve la sua origine alla fortezza medievale che, già rinnovata da Gaston Fébus nel 14° secolo, fu trasformata in Castello rinascimentale dai Visconti del Béarn divenuti Re di Navarra. Gli importanti lavori realizzati nel 19° secolo dagli architetti appassionati di storia scelti da Luigi Filippo e Napoleone III hanno fatto di questo castello anche un testimonial importante della decorazione e del mobilio degli anni 1840-1860. Molto attaccato alla celebrazione dei ricordi storici della Francia, Luigi Filippo ha voluto associare Pau, legato alla memoria di Enrico IV, ad un vero e proprio programma artistico, per affermare la prorpia legittimità politica. Se il Re che segue personalmente i lavori della sua residenza bearnese, non vi si può recare personalmente, invia i duchi di Orléans, di Nemours e di Montpensier. I migliori fabbricanti e decoratori della Corona hanno creato per il castello di Pau un mobilio originale di ispirazione neogotica e neorinascimentale all'epoca molto in voga e che costituisce l'arredamento intatto di una dimora reale durante la Monarchia di Luglio. Gli Arazzi - Scelti accuratamente fra i più begli arazzi conservati nel Guardamobili reale per completare le decorazioni concepite dagli architetti di Luigi Filippo, gli arazzi presentati al Castello di Pau costituiscono, per il loro numero e la loro qualità, una delle collezioni più ricche di Francia. La maggior parte di essi risalgono ai regni di Luigi XIV e Luigi XV e rappresentano scene mitologiche o aristocratiche che si accordano benissimo con l'atmosfera del castello. In totale ve ne sono 96, provenienti da 17 serie diverse, per la maggior parte tessute ai Gobelins. Anche se questa collezione è ancora oggi praticamente completa solo una parte è attualmente visibile, a causa delle risistemazioni delle diverse sale. Il Museo Nazionale del Castello di Pau non è tuttavia un museo specifico degli arazzi, bensi un palazzo che è stato dotato di una decorazione molto coerente. Incassati tra i pannelli in legno dovevano contribuire a ricreare l'atmosfera calda e lussuosa di un palazzo rinascimentale. Gli stessi temi: scene di caccia, lavori dei campi o piaceri nobiliari del 16° secolo, fasti reali o scene d'infanzia oltre che naturalmente di Enrico IV illustrano mediante un percorso ben studiato la nascita al castello e la storia di questo re, oltre che la "reliquia" che gli si attribuisce (la carapace di tartaruga).
I dipinti - Durante i lavori di restauro del Castello sotto Luigi Filippo, gli architetti reali nello sforzo di ricreare una decorazione rinascimentale che privilegiava gli arazzi, non fecero arrivare a Pau quadri provenienti da collezioni reali. E' solo nel 1860 che 2 quadri furono inviati per ornare i muri del Salone di Famiglia (giudicati troppo nudi dal Ministro allora incaricato dei palazzi imperiali). "L'assassinio di Enrico IV" di Gustave Housez e "Enrico IV nella Torre di St Germain des Prés" di Eugène Giraud divennero cosi l'embrione della collezione di dipinti del Castello che comprende ora un centinaio di opere dal 16° al 20° secolo. Questa collezione fu contituita e arricchita a partire dal 1945 dai conservatori successivi attorno a due tematiche principali: Enrico IV e la sua epoca e Il Castello di Pau e il suo paesaggio. Una parte di queste opere viene presentata nel percorso di visita (ritratti del 16° e inizio 17°secolo e dipinti "troubadour" e romantici) o in occasione di mostre temporanee.
"Lou Nouste Henric" - il grande Béarnese - Enrico di Navarra nasce a Pau il 13 dicembre 1553, si racconta che suo nonno materno gli strofinò subito le labbra con uno spicchio d'aglio e le bagnò con un po' di vino di Jurançon (800 ha di vigneti sulla riva sinistra del Gave di Pau coltivati sul territorio di 25 comuni e divisi in "bianchi secchi" e "bianchi morbidi"), poi prima di porre il neonato in una carapace di tartaruga che sarà la sua culla lo mostrò alla folla gridando "Ecco il leone generato dalla pecora di Navarra" (rispondendo cosi alla frase insolente che era stata pronunciata alla nascita della madre: "Miracolo una mucca ha generato una pecora"). Enrico passò i primi anni della sua vita al Castello di Coarraze fra Pau e Lourdes. A 12-13 anni Enrico entra ufficialmente nella fede protestante e verrà mandato dalla madre a Parigi per studiare. Durante la notte di S. Bartolomeo Enrico sfuggì al massacro solo con l'aiuto della moglie e rinnegando (provvisoriamente) la religione riformata; infatti una volta scampato il pericolo ritornà alla fede protestante fino alla definitiva e solenne conversione per poter essere Re di Francia (1589). Per non scontentare lo spirito di indipendenza dei suoi conterranei assunse il titolo di "Re di Francia e di Navarra". Morirà assassinato da un cattolico, Ravaillac, che lo pugnalerà nella sua carrozza a Parigi (4 rue de la Ferronerie) mentre si recava al mercato e la carrozza è costretta rallentare per un ingorgo. Suo figlio Luigi XIII, nel 1620 riunì definitivamente il Béarn alla Corona di Francia (pur concedendo alcuni privilegi e libertà locali).
Fonte: Franca Fanti
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