Lucca la città d'arte, la sua storia
I primi insediamenti umani nell’area dove sorge attualmente Lucca risalgono a tempi antichissimi. Non è facile dire a quale popolo appartenessero quei primi abitanti. Intorno all’anno mille a.C., popolazioni germaniche provenienti dall’Europa centrale si sarebbero stanziate nei pressi del fiume Auser, da cui deriva l’attuale Serchio, chiamando quella terra con un nome di origine indoeuropeo che diventò in latino Luca, che significava “radura luminosa, zona aperta, non boschiva”. Questi luoghi furono poi occupati dai Liguri (la radice celto ligure luk significa “luogo paludoso”) e, intorno al V secolo, dagli Etruschi. Di nuovo rioccupata dai Liguri nel III secolo, divenne colonia romana nel 180 a.C. e municipium nel nuovo ordinamento d’Italia, attuato dopo la guerra sociale. Nel 56 a.C. Lucca fu sede del famoso convegno tra Cesare, Pompeo e Crasso, che dette vita al primo Triumvirato. Con le invasioni barbariche Lucca non perse la sua importanza tanto che, dal 570 circa, divenne capitale della Tuscia. Con il XII secolo l’affermazione è ormai definitiva: dal 1162 Lucca è riconosciuta dall’imperatore come libero Comune. L’arte della seta diventa la principale fonte economica del Comune ed attorno a quella si organizza il tessuto sociale, dominato da ricche e potenti compagnie di mercanti che aprono basi commerciali in tutta Europa. La sua potenza raggiunge l’apice con Castruccio di Gerio degli Antelminelli. Dalla metà del ‘500 Lucca si trasformò in una Repubblica aristocratica indipendente e, come tale, costantemente preoccupata di difendere la propria libertas. Anche per questo si progettò una nuova cerchia di mura, quella che vediamo ancora oggi, ultimata nel 1650. La Repubblica ebbe fine con l’occupazione dei francesi nel 1799. Dal 1805 al 1813 Lucca divenne il Principato di Felice ed Elisa Baciocchi (sorella di Napoleone Bonaparte), e conobbe un nuovo periodo di prosperità e di importanti interventi urbanistici. Dopo la caduta di Napoleone divenne Ducato borbonico. Ma già nel 1847 Carlo Ludovico di Borbone lasciava la città a Leopoldo II di Lorena. Da allora Lucca perse la sua connotazione di città capitale di uno Stato autonomo e seguì la sorte delle altre città della Toscana.
Si legge talvolta che i lucchesi si sono costruiti il loro paesaggio “come se non avessero altra preoccupazione che la bellezza”: un paesaggio vario e generoso, ricco di vita come di silenzi, sentieri tra boschi, valli, prati, pittoreschi borghi. Un’isola di verde e di storia, situata al centro della Toscana nord-occidentale, che gode di una posizione invidiabile, a pochi minuti dal mare della Versilia, a meno di un’ora d’auto da Firenze, confinante con Pisa, circondata dai monti dell’Appennino e dai contrafforti delle Apuane. La città, stretta entro le sue mura, si svela un po’ alla volta. Solo passeggiando per le strette vie del centro storico e visitando le cento e più chiese ed i quasi altrettanti palazzi si scopre il mistero e la magia di un passato ricco di storia e di cultura, di architetture di epoche diverse, ma in perfetto equilibrio formale.
Lucca è interamente da vedere, perché la somma storica di vari stili ha dato origine ad un armonico tessuto edilizio, ancor oggi ben conservato e leggibile. Ogni contrasto risulta piacevole, dal Romanico più severo al Rinascimento più sfarzoso; un filo conduttore guida chi la percorre, un impatto che si svela immediatamente percorrendo i 4 chilometri di Mura che la cingono come in un abbraccio. Lucca è infatti tra le poche città italiane ad aver conservato intatta la propria cinta muraria, trasformata, sotto i Borboni, in una pubblica passeggiata composta da viali alberati dove fino a qualche decina di anni fa – sembra incredibile – si disputavano addirittura gare automobilistiche. Addentrandosi in città da sud, s’incontra Piazza Napoleone, detta anche “piazza grande”, di recente liberata dalle auto ed oggetto di un intervento di restauro che le ha restituito il primitivo aspetto di inizio Ottocento. Il lato ovest della piazza è interamente occupato dalla facciata del Palazzo Pubblico, o Palazzo Ducale, anch’esso restaurato, con ampi cortili interni e meravigliose sale. Uscendo dalla parte opposta e svoltando a destra, si sbocca nella piazza con la chiesa di S. Romano, costruita nel XIII sec. su di un oratorio già esistente nel 792, in seguito ampiamente rimaneggiata. L’interno, ad una sola navata con transetto, divenne uno dei maggiori esempi di Barocco lucchese grazie alle trasformazioni apportatevi dal padre domenicano Giovanni Buonvisi e dall’architetto lucchese Vincenzo Buonamici. Piegando verso est, oltrepassati il Teatro del Giglio – ottocentesco edificio neoclassico, opera dell’architetto lucchese Giovanni Lazzarini, testimone della tradizione musicale lucchese – e la chiesa di S. Giovanni, di antichissima fondazione, si giunge alla cattedrale di S. Martino, capolavoro di arte romanica, con la facciata del XIII secolo ricca di colonnine multiformi e il portico ornato da bellissimi bassorilievi. All’interno, due tra i monumenti più cari ai lucchesi: il Volto Santo, crocifisso ligneo, ed il capolavoro di Iacopo della Quercia, il monumento funebre di Ilaria del Carretto, moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca agli inizi del Quattrocento. Di lato si apre la Piazza Antelminelli, con la fontana costruita dall’architetto Nottolini (1832-35) a testimoniare la conclusione dei lavori per la realizzazione dell’acquedotto. Nella piazza ha sede anche il Museo della Cattedrale, con un patrimonio storico artistico di valore. Proseguendo ci s’imbatte, al centro dell’omonima piazza, nella chiesa di S. Michele in Foro, dalla splendida facciata di calcare bianco in stile romanico, particolarmente sviluppata in verticale rispetto alle altre chiese lucchesi, sulla cui sommità è la grande statua di S. Michele. Situata nell’antico foro della città romana, la chiesa si eleva su di una precedente costruzione risalente all’VIII secolo. A poca distanza, il Palazzo Pretorio, edificio cinquecentesco sotto la cui loggia è custodito il monumento a Matteo Civitali, nelle immediate vicinanze, la casa natale (oggi sede del museo) del lucchese più noto in tutto il mondo, il grande musicista Giacomo Puccini. Tornando sui propri passi, s’incrocia la più frequentata ed animata strada della città: Via Fillungo, vero centro commerciale e “salotto buono” di Lucca. Via Fillungo conduce in Piazza Anfiteatro, un luogo che non manca mai di affascinare e stupire, noto anche perché scenario di spot pubblicitari per grandi marche internazionali. Sorta sull’originale impianto d’epoca romana, ancora visibile all’esterno, la piazza ha subito nel corso dei secoli una stratificazione abitativa, commerciale ed artigianale che le ha fatto assumere una connotazione irripetibile, con la struttura originaria a forma ellittica ancora perfettamente riconoscibile. Proseguendo verso nord, via Fillungo si apre in un’altra bellissima piazza, S. Frediano, ove sorge la basilica dedicata al santo che fu vescovo di Lucca. La facciata, in marmo bianco, è dominata da un grande mosaico di stile bizantino con l’Ascensione di Cristo, attribuito alla scuola dei Berlinghieri, che fiorì in Lucca nel Duecento. Risalendo sulle mura dalla parte opposta a quella da cui eravamo discesi, si gode la vista del seicentesco Palazzo Pfanner, con il giardino all’italiana ornato da statue di marmo, ora visitabile.
Completato l’attraversamento della città da sud a nord, possiamo ora compierlo da est a ovest. Appena oltre la neoclassica Porta Elisa, aperta nel 1809 per volontà di Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone, s’incontra la Chiesa di S. Micheletto, ricostruita nel ‘700 su una chiesa romanica del XII sec.. Nell’annesso ex convento delle Clarisse ha sede il Centro Studi “Licia e Carlo Ludovico Ragghianti”, con una notevole biblioteca di arte moderna.
Il Centro confina con l’Orto Botanico, istituito nel 1820 per la Regia Università di Lucca: ospita alberi secolari, piante rare ed esotiche ma anche piante officinali della tradizione agroalimentare lucchese. Dirigendosi a destra, oltre la piazzetta di S. Ponziano con l’omonima chiesa, si incontra la monumentale Villa Buonvisi al Giardino, più nota come Villa Bottini. Costruita nel 1566 al centro di un grande parco, la villa, a due piani, è di linee semplici, con grandi vetrate al pian terreno e loggia sul lato posteriore. La loggia e le sale conservano affreschi di Ventura Salimbeni, eseguiti dopo il 1593. Sul lato ovest la villa dà su Via del Fosso, una delle più riconoscibili dell’assetto urbano di Lucca, sia per l’andamento planimetrico mistilineo, sia per la presenza del fossato. Questo fu derivato dal fiume Serchio, a monte della città, per alimentare i magli e i telai dei setaioli, dei tintori e di altri artigiani che s’insediarono nella zona dal XV secolo in poi, caratterizzando la via con una schiera continua di fabbricati di particolare tipologia architettonica. Su via dei Fossi si apre la Porta dei Santi Gervasio e Protasio, tra le ultime vestigia delle antiche mura medievali, insieme alla Porta dei Borghi, situata al termine di via Fillungo. Di dimensioni enormi, fiancheggiate da torrioni in pietra, abbellite da sculture, ci danno un’idea di quanto fossero diverse le mura del tempo da quelle attuali. Prima di attraversare la porta, conviene però girare a destra verso nord, per raggiungere Villa Guinigi, abitazione estiva della famiglia. Di evidente carattere gotico, fu fatta costruire a partire dal 1413 da Paolo Guinigi, durante la sua signoria, all’esterno delle mura duecentesche. Oggi è sede di uno dei due Musei Nazionali (l’altro si trova in Palazzo Mansi) e raccoglie numerose ed importanti opere etrusche e romane, sculture romaniche, gotiche, rinascimentali e notevoli dipinti.
Poco distante sorge la dimora per antonomasia della famiglia, Palazzo Guinigi, su cui s’innalza la caratteristica Torre alberata, un altro dei monumenti simbolo della città, così chiamata per i secolari lecci che ne adornano la sommità. Costruita interamente di mattoni rosa scuro, è alta ben 41 metri, e dalla sua cima, aperta al pubblico, si gode un suggestivo panorama sulla città. Si p uò ammirare Lucca dall’alto anche dalla Torre delle Ore, o Torre civica, così chiamata per l’orologio e la campana in cima, documentate dal 1390. A pochi metri dalla Torre, Piazza Guidiccioni sede dell’Archivio di Stato e Palazzo Saminiati dove sono conservate due opere attribuite al pittore tedesco Georg Cristoph Martini detto il Sassone.
Riattraversata via Fillungo, e proseguendo per via S. Giustina, s’incontrano due notevoli edifici: Palazzo Orsetti e Palazzo Mansi. Il primo, attributo a Nicolao Civitali, è sede dell’amministrazione comunale che lo ha acquistato nel 1971. All’interno una serie di sale di grande pregio, tra cui la Sala degli Specchi e pregevoli dipinti, come la Morte del Wallenstein di Pietro Paolini. Il secondo è, come accennato, sede di uno dei Musei nazionali di Lucca. Si tratta di un magnifico esempio di dimora patrizia cinquecentesca. Al suo interno si conservano gli appartamenti monumentali del piano nobile con ambienti affrescati, saloni con arazzi, la famosa Camera degli Sposi o di Lucida Mansi del XVIII secolo e una ricca Pinacoteca.
Proseguendo ancora verso ovest, si sbocca in un grande spazio a verde, racchiuso dalla cinta muraria: è il Piazzale S. Donato, che fino agli inizi del ‘900 era l’antico Prato del Marchese, utilizzato per secoli, in occasione delle festività del settembre e di altri solenni festeggiamenti, per le corse dei cavalli, spettacoli di vario genere e parate militari. Nel 1832 vi era anche un grande anfiteatro di legno, opera dell’architetto Nottolini, andato poi distrutto. Di nuovo in vista delle mura, si dia uno sguardo alla Vecchia Porta S. Donato, così detta per distinguerla dalla nuova a pochi metri di distanza; edificio massiccio e squadrato, fu costruito nel 1590 su progetto dell’ingegnere emiliano Ginese Bresciani.
Fonte: APT Lucca - Ufficio informazioni ed accoglienza turistica
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